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“Tagliare la testa al toro”

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“Tagliare la testa al toro”

Nella lingua italiana, l’espressione idiomatica “tagliare la testa al toro” è utilizzata, soprattutto, nel linguaggio colloquiale. Essa è usata col significato di risolvere definitivamente una questione problematica, ricorrendo a soluzioni nette e drastiche.

Per spiegare la sua origine, bisogna risalire ad una vicenda medievale, avvenuta nella città di Venezia.

Nel 1162, il patriarca di Aquileia, Ulrico di Treven, tentò di sottomettere Grado, comune dell’attuale Friuli Venezia Giulia.

In quel periodo, la città era sotto il controllo del Doge di Venezia. Egli non accettò l’offesa attuata nei suoi confronti e reagì tempestivamente.

In poco tempo, sconfisse l’esercito di Aquileia e imprigionò alcuni dei suoi esponenti più importanti, tra cui lo stesso Ulrico.

Ci furono varie trattative, ma solo dopo l’intervento di Papa Alessandro III, Venezia accettò di liberare i prigionieri. Tuttavia, chiese il pagamento di un pegno, che consisteva nella consegna di 12 pani, 12 maiali e un toro.

Il popolo ricevette i pani e la carne. Il toro, invece, che simboleggiava il Patriarca, fu decapitato nella piazza principale.

“Tagliare la testa al toro”

L’uccisione del toro, pose fine alla disputa e diede origine al significato attuale della frase idiomatica.

Tutto ciò accadde il giorno del Giovedì Grasso e, per molto tempo, la cerimonia del toro rimase un elemento caratteristico del Carnevale di Venezia.

Ancora oggi, nel giorno del Giovedì grasso si ricorda il rito medievale, con l’organizzazione di un corteo in maschera.

Come nel passato, esso si conclude con la decapitazione di un toro che, per fortuna, ormai è in cartapesta.

Tagliare la testa al toro

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